Un nuovo strumento di sviluppo: l’animazione territoriale

Il Progetto Case di Quartiere ha inaugurato una innovativa forma di accompagnamento verso l’innovazione e la rigenerazione sociale degli spazi pubblici attraverso il lavoro di uno staff di animatrici territoriali. Con Isabella Benone, animatrice territoriale del Progetto Case di Quartiere di Brindisi insieme ad Anna Acquaviva e Kedy Claudia Cellamare, iniziamo le interviste per raccontare l’attività di questa nuova figura professionale che, con nomi diversi in altre realtà italiane (animatori/trici di comunità, community manager, architetto di comunità, etc) sta aprendo la strada a metodologie informali di ascolto dei bisogni, facilitazione, affiancamento e anche formazione urbana per far crescere le imprese sociali e attivare le comunità.

Isabella, che cos’è per te l’animazione territoriale?

L’animazione territoriale è uno degli strumenti per costruire percorsi di cittadinanza attiva che possano basarsi su una relazione di fiducia e collaborazione. 

Come animatrici ascoltiamo e osserviamo il territorio per raccogliere esigenze e desiderata della comunità. Facilitiamo il rapporto tra la Pubblica Amministrazione e gli Enti del Terzo Settore, rapportandoci sia agli Enti gestori che con le realtà associative, i gruppi informali e i cittadini attivi che animano le Case di Quartiere. 

Il nostro è un lavoro di costruzione partecipata di percorsi condivisi in cui, assieme ai gestori, progettiamo eventi e attività, cogliendo connessioni interne e coinvolgendo nuovi soggetti al fine di facilitare la costruzione di una solida rete, che possa operare in autonomia anche quando sarà terminato il progetto. 

Quali Case segui direttamente per il Progetto Case di Quartiere?

Come animatrice di riferimento, seguo Accademia degli Erranti, la Casa di Quartiere nell’ex convento Scuole Pie, e Minimus, la Casa di Quartiere nel Bastione Carlo V/Porta Mesagne. 

Sono entrambi spazi nel centro storico della città, nonché beni monumentali. 

L’Accademia degli Erranti è gestita dall’APS Brindisi e le Antiche Strade, è una “Statio Peregrinorum” e si occupa della promozione della rete dei cammini. Minimus è gestita dal WWF Brindisi ed è attiva sul fronte della tutela del patrimonio ambientale e storico, oltre che della promozione di condotte sostenibili e a basso impatto. 

Sono inoltre animatrice di riferimento per la Casa di Quartiere dell’ex market Perrino, gestita dall’ente di formazione Cefas. Ad oggi lo spazio non è ancora attivo, in quanto sono stati avviati lavori di ristrutturazione utili all’attivazione di un centro di formazione professionale. 

Inoltre, come team di animatrici ci supportiamo anche nell’animazione generale della rete.

Quali sono stati i principali risultati raggiunti in questi mesi sul fronte animazione territoriale?

L’animazione porta a risultati diversi e su più livelli, sia dal punto di vista istituzionale che sociale. 

Considerata la natura dell’attività di animazione, i risultati più proficui si sono raggiunti sul fronte delle collaborazioni e della costruzione della rete. Oltre a facilitare un rapporto più diretto tra Enti gestori e Comune di Brindisi, abbiamo creato le condizioni favorevoli a consolidare la collaborazione tra le Case di Quartiere e le Istituzioni scolastiche, ad esempio attraverso l’avvio di percorsi PCTO all’interno degli spazi, utili a coinvolgere attivamente gli studenti e le studentesse nel vivere e animare questi spazi di comunità. 

Abbiamo supportato i gestori anche nell’ideazione e realizzazione di eventi e attività che potessero consolidare la rete delle Case di Quartiere, con il coinvolgimento di nuovi partner. Tra questi, nel corso dell’anno sono stati organizzati itinerari e cicloescursioni nati dalla collaborazione tra FIAB e Brindisi e le Antiche Strade; incontri con i bambini e le bambine del Laboratorio di Arti Urbane realizzato dagli operatori del CAG all’interno delle Case di Quartiere Minimus e Accademia degli Erranti; è stato attivato un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale) presso il Bastione Carlo V dove si è anche svolto l’evento “Il Bastione e la Carota”, una rassegna di 3 giorni con talk, degustazioni, mercatini e performance artistiche sui temi della sostenibilità e del buon cibo; sempre presso la casa di Quartiere Minimus, nel periodo natalizio, è stato allestito il Museo dei Ricordi Ripescati a cura del Circolo Remiero Brindisi; e ancora, eventi di piantumazione presso il CAG con la collaborazione del WWF Brindisi e l’associazione Ortomania.

Cosa c’è in programma nei prossimi mesi per queste Case?

Ad oggi continua il nostro affiancamento ai gestori nell’individuazione di attività da realizzare all’interno degli spazi. Stiamo supportando Ortomania che gestisce l’orto sociale all’interno del CAG, nella realizzazione della Festa dell’Orto, una cena sociale a base dei prodotti coltivati nell’orto, con musica dal vivo, che si terrà il prossimo 28 luglio.

Parallelamente stiamo affiancando i gestori nell’ideazione di eventi all’interno delle Case, da inserire nella programmazione del primo Festival delle Case di Quartiere. Obiettivo di tale supporto è quello di ideare eventi che, partendo dalla vocazione specifica di ciascuna Casa (es. sostenibilità ambientale per Minimus e rete dei cammini per l’Accademia degli Erranti) possano ampliare il pubblico di riferimento, con l’organizzazione di performance artistiche e musicali. Gli eventi si realizzeranno a partire dal mese di settembre.

Cosa diresti a chi non ha mai frequentato le Case di Quartiere?

Inviterei chi non ha mai frequentato le Case di Quartiere a visitare e vivere questi luoghi per sperimentare nuove forme di “spazio pubblico” e nuovi modelli di interazione con le Istituzioni da un lato e con il mondo delle associazioni dall’altro. Gli direi di non avere “timore” di conoscere gli enti gestori e proporre idee e attività che possano rivelarsi utili per il territorio. 

All’interno di una Casa di Quartiere si può partecipare a percorsi formativi, laboratori, assistere ad eventi di vario genere, spaziando da performance teatrali a concerti musicali, presentazioni di libri e degustazioni. Ma le Case sono soprattutto luoghi accoglienti, pronti a costruire nuove progettualità, luoghi di opportunità e protagonismo, in cui dare forma alle proprie idee per crescere e far crescere il territorio, generando nuove forme di economia e costruendo nuove relazioni. Gli direi quindi di non esitare nel prendere parte a questo percorso, divenendo protagonista all’interno della propria comunità, perché quello che si può fare per la propria città lo si può costruire anche dal basso.